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vittorio alfieri: le rime

Accanto alle tragedie vanno subito collocate le Rime per le quali l'Alfieri merita un posto di privilegio nella tradizione lirica del Settecento.
Si tratta di circa 300 componimenti (canzoni, odi, sonetti ecc). Nelle "Rime" il poeta traduce, in una autobiografia poetica, le sue esperienze umane, i suoi più segreti e contrastanti sentimenti, le sue meditazioni e le sue riflessioni sulla realtà contemporanea e sui miti della sua cultura, la sua sofferta e complessa visione del vivere. Si suole parlare di un petrarchismo alfieriano; ed in realtà sono continue nelle "Rime" le suggestioni petrarchesche. Ma l'Alfieri, dal Petrarca, trae soprattutto la lezione esemplare dell'esplorazione interiore e della trasposizione delle esperienze interiori sul piano della evocazione o della trascrizione poetica. E nell'imitare forme e motivi del Petrarca, l'Alfieri cala in essi la sua complessa e inconfondibile personalità. Giustamente è riconosciuta l'eccellenza dei sonetti che riflettono le più autentiche e segrete voci dell'interiorità del poeta. Molti sono di ispirazione amorosa per la contessa d'Albany: si configurano come un diario; l'amore non è inteso come galanteria, bensì come condizione fondamentale del vivere come sommo bene terreno, come conquista di una più alta ed autentica umanità. In altri sonetti troviamo il tema della malinconia; in un sonetto l'Alfieri disegna il proprio ritratto fisico e morale. Piuttosto fredde risultano invece le canzoni e le odi.