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L'ETA' DEL REALISMO: LA SCAPIGLIATURA MILANESE - IL TERZO ROMANTICISMO

Il nome Scapigliatura deriva dalla traduzione del termine francese Bohème (vita irregolare e zingaresca di artisti poveri e misconosciuti) che ne fa Cletto Arrighi. Viene così definita questa corrente letteraria fiorita tra il 1860 e il 1880.

Si tratta di "individui di ambo i sessi, tra i 20 e i 35 anni, pieni d'ingegno quasi sempre; più avanzati nel loro tempo; indipendenti come l'aquila delle Alpi; pronti al bene quanto al male; irrequieti, travagliati, turbolenti..Individui di ogni ceto, di ogni condizione, di ogni grado possibile della scala sociale". Alcuni hanno il volto smunto, solcato, cadaverico, su cui stanno le impronte delle notti passate nello stravizio e nel gioco.

La Scapigliatura è composta da un gruppo di scrittori lombardi, settentrionali, che hanno a Milano il loro luogo d'incontro, sono legati da amicizia e da somiglianza di vita e di costume, e soprattutto da una comune avversione al "Secondo Romanticismo" lacrimoso del Prati e di Aleardi e dall'intenzione di fare oggetto della poesia il "vero", sia quello della natura e della società, sia quello dei sentimenti.

Vogliono essere scrittori di avanguardia, ribelli, nell'arte e nella vita, al cosiddetto spirito borghese e alla letteratura ufficiale, cioè al manzonismo e al suo spirito cristiano, alla retorica patriottica del Risorgimento, ad un Romanticismo ormai infiacchito e convenzionale, ad ogni conformismo letterario o di costume.

Si abbandonano ad una vita moralmente disordinata, spesso dissipata in abbaini, in studioli, in osterie, ubriachi, tendono al suicidio (è un romanticismo esasperato, che da taluni è definito "terzo romanticismo") e tentano di porre in versi e in prosa le impressioni immediate, le sensazioni violente che provano.

E' evidente negli scapigliati l'influsso del Baudelaire e della corrente dei Poeti maledetti (da una lirica di Baudelaire "Benediction" ove la madre di un poeta maledice il momento in cui ha concepito il figlio).
Dal nostro primo Romanticismo li distingue, il loro individualismo anarchico e antiborghese. Essi proclamano che la poesia è rivelazione totale, indipendente da ogni finalità educativa, e denunciano la dolorosa e fatale solitudine del poeta nella società.

Le opere degli scapigliati anticipano due correnti posteriori contrastanti: il Decadentismo e il Verismo.
Del primo, intravedono l'idea della poesia come rivelazione d'una realtà più profonda, fermentate nelle zone oscure dell'essere, alla quale si può giungere solo abbandonandosi all'irrazionale. Del Naturalismo francese, riprendono la rappresentazione oggettiva e anticonformistica del vero morale e sociale, visto come un disfrenarsi di naturalità istintiva. Ma esprimono di essa gli aspetti macabri e ripugnanti, di malattia e di disfacimento o il grigiore di un'esistenza piatta, sfiduciata.

Stilisticamente, gli scapigliati rivelano una tendenza antiletteraria, caratterizzata, anche in poesia, dalla ricerca d'un linguaggio parlato, con frequenti riflussi dialettali, che consente un'adesione al "vero" senza barriere letterarie e culturali. Ma alcuni cercano anche un linguaggio prezioso, comunque lontano dalla tradizione.