QUESTA È UNA RACCOLTA DI NOTIZIE E FATTI STORICI, ADATTA PER RICERCHE SCOLASTICHE E PER ARRICCHIRE IL PROPRIO BAGAGLIO CULTURALE.

MARIA SOFIA DI NAPOLI

Ogni tanto tornano in tv i film su Sissi, la bella principessa che nel secolo scorso sposò l'imperatore d'Austria, Francesco Giuseppe. Oltre ad otto fratelli, questa irrequieta creatura aveva una sorella di non minore bellezza, Maria Sofia. Venivano dalla famiglia Wittelsbach, nota per le sue stravaganze ma imparentata con le maggiori dinastie d'Europa. Il padre, Max, era un simpatico gaudente che girava fra le case da gioco della Costa Azzurra, salotti e avventure. Una lontana cugina era l'ultima regina d'Italia, Maria Josè - tuttora viva in età molto avanzata: la sua è una stirpe longeva - nota anch'essa per il suo carattere poco accomodante.

Nata in Baviera nel 1841, Maria Sofia venne chiesta in moglie dal futuro re delle Due Sicilie, quel Francesco II che i contemporanei chiamarono, in segno di spregio. Franceschiello o Lasagna. Quando seppe la notizia, il duca Max inviò alla figlia un telegramma molto espressivo: "Io te lo sconsiglio. E' un imbecille". In realtà Francesco di Borbone non era per niente stupido, ma piuttosto debole e dotato di buon senso che sconfinava spesso con la paura. La giovane principessa non si poneva però troppi problemi. Il suo obiettivo era un trono, come la sorella Sissi (Elisabetta). E la reggia di Napoli non era proprio da buttare via.

Il vero motivo per cui Maria Sofia entrò nella storia non è però legato alle glorie del suo reame. Al contrario, la sua reputazione è dovuta a Garibaldi. Quando i Mille, dalla Sicilia, cominciarono a risalire la penisola, il povero Francesco capì subito che la partita era persa. Non così la moglie, che indossò letteralmente i pantaloni - fatto inaudito per quell'epoca - e si mise alla testa dell'esercito borbonico e della flotta. All'assedio di Gaeta combattè con valore, sebbene dal Nord stessero arrivando anche le truppe regolari del Piemonte.

Costretta a emigrare dopo la sconfitta, e pur diventando un richiamo nei salotti parigini, la fiera Wittelsbach era ben lontana dal rassegnarsi. Aiutò le bande di briganti che si ribellavano nel nostro Meridione, in una guerriglia che costò migliaia di morti e provocò durissime repressioni. Si alleò persino con gli anarchici, incurante che uno di questi, l'italiano Luccheni, avesse ucciso a pugnalate in Svizzera, nel 1898, la sorella Sissi. Secondo molti storici, fu anzi Maria Sofia ad ispirare quel Gaetano Bresci che a Monza assassinò il re d'Italia, Umberto I. Una donna indomabile, insomma, quale che ne possa essere il giudizio storico.

Vissuta fino all'età di 84 anni, morta nel 1925, Maria Sofia fu testimone della storia europea a cavallo fra i due secoli. Vide l'annessione della sua Baviera alla Germani di Bismark e l'unificazione dell'Italia. Più che le idee nazionali, difese sempre l'autorità della monarchia. Di fronte alle manifestazioni popolari, che chiedevano diritti democratici per i popoli, reagiva con disprezzo: "Ma cosa vuole quella canaglia?".