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CRISTINA DI SVEZIA

Gli storici, i romanzi popolari, il cinema ce l'hanno tramandata in abiti maschili, giubbetto di cuoio e pantaloni aderenti, spada al fianco. Figlia di re Gustavo II, nata a Stoccolma nel 1626, Cristina ebbe fin dall'infanzia una strana educazione. Divenne presto una delle ragazze più colte del suo tempo, imparando otto lingue fra le quali il greco, il latino e l'italiano. Nello stesso tempo i precettori la trattarono come un giovanotto, non si sa bene se per volontà loro o dell'incontrollabile allieva. Aveva appena 6 anni quando il padre venne ucciso, e fino a diciotto si affidò a un Consiglio di reggenza, che mostrò di saper governare con buon successo. Infatti la giovane sovrana si avvalse del loro apporto anche nel periodo successivo.

Anche dal trono, tuttavia, Cristina continuò a mostrare una sconcertante personalità. Poco a poco si disinteressò degli affari di Stato, lasciandoli in mano a favoriti avidi e scarsamente capaci. Si mise in rapporto con scienziati, letterati e filosofi, fra i quali il francese Cartesio che la spinse al cattolicesimo: ma questa lodevole attitudine non le impedì di spendere cifre pazzesche, tanto da allarmare gli ambienti di Corte. Pareva stanca del potere e propensa piuttosto a divertirsi: così a 28 anni abdicò in favore del cugino Carlo Gustavo, e cominciò a girare per l'Europa.

Il seguito della sua vita è una curiosa alternanza fra serie aspirazioni contraddette da un'indomabile insofferenza, distacchi dalla politica attiva alternati con il desiderio di riavere una corona. Si fece subito cattolica, venne ricevuta a Roma dal papa Alessandro VII, chiese la protezione di Filippo IV di Spagna ribellandosi poco dopo e passando dalla parte dei francesi. Nel 1656 andò quindi a Parigi perchè l'aiutassero a diventare regina di Napoli, quattro anni più tardi tornò in Svezia dove Carlo Gustavo era appena morto. Sperava di potergli succedere, ma i circoli protestanti si opposero, vietandole anche di propangadare la fede cattolica. Riprese perciò i suoi inquieti viaggi, raccolse fondi per aiutare la Repubblica di Venezia contro i Turchi, tornò un'altra volta a Roma per farsi proteggere dal papa Clemente IX. Stavolta aspirava al trono di Polonia. Ma nessuno ormai più la voleva, nè i polacchi nè gli svedesi. Divenne così praticamente una cittadina romana, abbandonando la politica e dedicandosi a raccogliere splendidi libri e quadri nel suo ricco palazzo. Morendo lasciò, nel 1689, la sua biblioteca in Vaticano, e venne sepolta in San Pietro.

IL RIFIUTO DI SPOSARSI
Brillante, abile nel comando, Cristina era tuttavia egoista, instabile, disordinata. Un anno creava scuole importanti, ponendo le basi per un sistema moderno di istruzione. Un altro anno nominava decine e centinaia di conti, baroni, nobili vari assicurando a ciascuno un appannaggio e spendendo per questo somme insostenibili. A Stoccolma speravano che un matrimonio con qualche principie di buon senso riconducesse alla ragione la capricciosa sovrana, ma Cristina rifiutò sempre di sposarsi. Stanca di queste controversie, già nel 1651 la regina voleva abbandonare il trono. La convinsero provvisoriamente a restare, ma tre anni dopo sopravvenne l'abdicazione definitiva. Salvo pochi simpatizzanti, l'intera Svezia trasse un sospiro di sollievo.