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TZU-HSI IMPERATRICE DELLA CINA

Il nome Tzu-Hsi è pressoche sconosciuto in Italia: ma la colpa è solo della nostra ignoranza. E' colpa anche di una certa cultura europea, che si limita a considerare bizzarri e, tutto sommato, poco interessanti i personaggi e gli avvenimenti di Paesi remoti.
Tzu-Hsi è stata l'ultima vera imperatrice cinese. Avrete visto al cinema, oppure ritrasmesso in TV, il fastoso film di Bernardo Bertolucci sull'imperatore bambino, che prima fu detronizzato da una rivoluzione e poi trascorse una vita oscura sotto il comunismo di Mao. Bene: a dare a quel fanciullo le insegne regali fu proprio Tzu-Hsi o, come la chiamavano, "l'imperatrice vedova". Questa donna formidabile, piena di pregi e di difetti, intelligente e crudele, tenne in pugno il suo vastissimo Paese dal 1861 ai primi anni del nostro secolo, esattamente fino al 1908. Per una gran parte di questo periodo il suo compito fu, dal punto di vista giuridico, di semplice reggente. Però era lei a insediare i sovrani, che sceglieva giovanissimi fra i suoi parenti: prima un figlio, poi dei nipoti. Ragazzi privi, dunque, di una loro precisa volontà, che venivano dominati dalla terribile regina.

All'inizio nulla sembrava far prevedere una così straordinaria carriera. Tzu-Hsi era una delle tante ragazze di famiglia nobile cui poteva capitare in sorte di essere chiamate al palazzo imperiale. Qui regnava Hsien-Feng, debole e corrotto, che poteva avere tutte le mogli che voleva. Una di queste, e non di primissimo rango, fu appunto Tzu-Hsi. La sua fortuna fu di dare al regale marito l'unico figlio maschio. Astuta com'era, riuscì a farsi amica la moglie più potene, Niuhuri, che restò sempre sotto la sua influenza. Rimasta vedova, Tzu-Hsi sopportò a lungo la presenza di questa compagna-rivale. Poi, volendo il potere da sola, la fece avvelenare.

Anche contro Tzu-Hsi si progettarono congiure di vario tipo, ma sempre senza esito. O era lei a scoprirle, oppure l'avvertivano i suoi fedeli. Ma le battaglie più dure dovette combatterle contro gli europei, che miravano al controllo dei commerci cinesi. Dapprima, come tutti nella sua terra, la regina si limitò a disprezzare gli occidentali, che giudicava gente priva di cultura e interessata invece a "sciocchezze" come la scienza e la tecnica. I potenti cannoni inglesi, francesi, tedeschi, anche italiani le fecero cambiare idea: e pure l'imperatrice cercò di dare armi moderne ai suoi eserciti. Ma ormai era troppo tardi. Sempre più fragile, il grande regno del Drago si dissolveva, e altri colpi mortali venivano dai giapponesi, fino allora considerati con disprezzo. Si affermava un mondo nuovo e, con la vecchia regina, il ventesimo secolo segnava anche la morte dell'antichissimo impero.

Doppio gioco con i Boxers
Tzu-Hsi si trovò sempre combattuta fra la tentazione di reprimere le rivolte e quella di usarle contro gli odiati "bianchi". Così avvenne per il movimento dei Boxers (una società segreta), che alla fine del secolo assaltarono le ambasciate straniere. Dapprima l'imperatrice li protesse, sperando che alla fine cacciassero - o, meglio, massacrassero - gli europei. Poi, quando vennero sconfitti, finse di deplorarne l'azione. Conservò il trono perchè nemmeno gli occidentali avevano interesse a una Cina caduta nell'anarchia. Ma era inevitabile che i movimenti nazionalisti incontrassero sempre maggiore seguito, ponendo fine al vecchio regime.

La rivolta dei Taiping
Una delle prime rivolte che l'imperatrice si trovò a fronteggiare fu quella dei Taiping: una setta fondata da un contadino che si era costruito una sorta di cristianesimo a modo suo e si proclamava di origine divina. I Taiping conquistarono regioni intere, e ci vollero decenni per sconfiggerli. La guerra interna provocò decine di milioni di morti: un numero raggiunto solo nel secolo successivo, sotto Hitler e Stalin.

Usanze crudeli
Per un occidentale è sempre stato difficile capire la Cina, dove convivevano forme raffinatissime di civiltà e usanze di inaudita crudeltà. Negli ultimi anni del suo regno Tzu-Hsi credette di mostrarsi progressista modificando le procedure per la pena di morte: invece che tagliati a fette, i colpevoli venivano semplicemente impiccati. Per le sue vendette private, invece, la regina usava il veleno.