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I SEGNI DELLO ZODIACO: LO SCORPIONE

I nati nel segno dello Scorpione, dal 23 ottobre al 22 novembre, secondo gli astrologi, sono tipi piuttosto vendicativi. L’allineamento astronomico di questo periodo, Terra-Sole-Costellazione della Bilancia, fa sì che i “vendicativi” diventino “tolleranti”.

Orione era un gigante ammirato per la sua bellezza e per le sue grandi doti di cacciatore. Alcuni dicono che era figlio del re di Creta Minosse; altri sostengono che sia nato direttamente dal grembo della Terra, per intercessione degli dei Zeus, Poseidone ed Ermes.

Orione, però, era un gigante anche un pò scalognato. Secondo la leggenda, fu dapprima accecato da Enopione, al quale aveva rapito la figlia Merope; poi, riacquistata avventurosamente la vista, dopo essere arrivato ai “confini del mondo”, venne accecato ancora, ma questa volta dall’ira, e si propose di sterminare tutti gli animali dell’isola di Creta.

A questo punto però, per scongiurare la strage, Madre Terra gli manda incontro un enorme scorpione che lo uccide con il suo velenoso pungiglione. Per questo motivo le costellazioni di Orione e dello Scorpione si trovano in zone del cielo diametralmente opposte.

Nello Scorpione  brilla “alfa Scorpii” o Antares, la più fulgida di questa costellazione. Antares, che in greco significa “opposta a Marte”, per via del suo colore rossastro, è una stella doppia, ma il suo piccolo satellite, che al telescopio appare di un bel colore verde smeraldo, è così vicino alla grande stella che è quasi impossibile scorgerlo.

Anche “beta Scorpii” o Akrab ("scorpione”) è una stella doppia almeno 1600 volte più luminosa del Sole. Dopo Antares, comunque, la stella più brillante è “lambda Scorpii” o Shaula.

Fra gli ammassi stellari presenti nello Scorpione, M6 è già visibile a occhio nudo. La Costellazione dello Scorpione non è completamente visibile sopra l’orizzonte; per ammirarne tutto il suo splendore bisognerebbe spingersi fino alle coste settentrionali dell’Africa.

Nello Scorpione, nel corso dei secoli, sono apparse molte “stelle nuove” o “novae”. La prima di cui ha notizia stupì l’umanità in una notte di luglio dell’anno 134 a.C.
Il nuovo astro brillò di uno splendore vivissimo per qualche tempo, poi, a poco a poco, si spense fino a scomparire.
La strana apparizione suggerì all’astronomo greco Ipparco di compilare un catalogo, ancora famoso, di tutte le stelle, “affinchè”, come narra Plinio, “i posteri potessero conoscere i cambiamenti nel cielo”.

Oggi sappiamo, grazie ai progressi dell’astronomia, che non si tratta di stelle nuove ma di stelle preesistenti che, tutto a un tratto, esplodono in una grande fiammata liberando, in pochi giorni, tutta l’energia che il nostro Sole emette in diecimila anni.

E’ la fase finale della vita di una stella, da cui prendono ulteriore vita le stelle “nane bianche”, le “pulsar” e i famosi “buchi neri”.