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LA SCOPERTA DELL’AMERICA – PARTE 6

I gioielli di Isabella
Una voce popolare racconta che la regina Isabella, affascinata dalla personalità di Cristoforo Colombo, decise di finanziarne l’impresa. Poiché la guerra contro i Mori aveva dissanguato le casse della Spagna, la regina chiese un prestito personale a don Luis de Santangel, tesoriere della Real Casa e ministro delle Finanze. A garanzia del prestito Isabella offrì tutti i suoi gioielli personali. Leggenda o realtà? Gli storici propendono per la prima ipotesi, fatto sta che la leggenda si è alimentata nei secoli come fosse verità, tanto che a Santo Domingo, capitale della Repubblica Dominicana, davanti al palazzo del viceré costruito per Colombo (che non fece in tempo ad abitarvi), c’è una grande statua di Isabella con lo scrigno dei gioielli in una mano e l’altra nel gesto di prendere dallo scrigno una collana.

I marinai agli ordini di Colombo dovevano essere pronti a battersi con i “selvaggi”. L’arsenale di ogni caravella era particolarmente fornito. Comprendeva infatti una decina di bombarde e altrettanti falconetti, un centinaio di palle di piombo e di pietra, cinquanta lance lunghe e venti corte, trenta chili di polvere da sparo, dieci moschetti e balestre. Per gli ufficiali c’erano anche spade e pugnali.

Come fare per trasmettere ordini fra le caravelle durante la navigazione? Appeso alla poppa di ogni caravella c’era un bacile di ferro con il fuoco sempre acceso. Di notte fiammeggiava, di giorno con l’uso di stracci bagnati si ottenevano strisce di fumo o nuvolette visibili a distanza. Ad ogni segnale che partiva dal bacile della Santa Maria corrispondeva un ordine dell’Ammiraglio.

Quando Colombo incontrò i primi indigeni annotò nel suo diario: “Vanno tutti nudi o dipinti di bianco e di rosso. Non portano armi”. Quelli che Colombo incontrò nel Nuovo Mondo erano indigeni Arawak venuti dal Venezuela a colonizzare le Antille più di mille anni prima. Con loro erano giunti attraverso il mare anche i Caribi, un popolo bellicoso e dedito al cannibalismo.

Nel 1493, 1500 spagnoli, ansiosi di avventura e facili guadagni, accompagnarono Colombo nel suo secondo viaggio. Sbarcarono sulle coste di quella che oggi è la Repubblica Dominicana e vi fondarono una colonia. Colombo la chiamò La Isabela. A poche centinaia di metri da lì, archeologi venezuelani e americani hanno riportato alla luce i resti di una città, con tanto di ospedale, torre di guardia, chiesa, magazzini, depositi di munizioni e un cimitero, un centro abitato importante, dunque. Di La Isabela, città fantasma, invece, non restano tracce: forse fu rasa al suolo dopo un’edipemia o dopo uno scontro con gli indigeni o forse fu distrutta durante rivolte sanguinose fra opposte fazioni spagnole.