QUESTA È UNA RACCOLTA DI NOTIZIE E FATTI STORICI, ADATTA PER RICERCHE SCOLASTICHE E PER ARRICCHIRE IL PROPRIO BAGAGLIO CULTURALE.

SARDEGNA: IL SUGHERO

Tempio Pausania (provincia di Sassari), capoluogo della Gallura, è il centro più importante della Sardegna e d’Italia per la lavorazione e il commercio del sughero. Le sugherete, boschi di querce da sughero spontanei o impiantati, sono tipiche dei Paesi mediterranei: Portogallo, Spagna, Algeria, Marocco, Tunisia e Italia. Da noi crescono in Toscana, Lazio, Sicilia, Calabria, ma soprattutto in Sardegna, su una superficie totale di 90 mila ettari. La Sardegna da sola fornisce 180 mila quintali di sughero l’anno, i due terzi della produzione nazionale, ma nel triangolo Tempio Pausania-Luras-Calangianus se ne lavorano almeno 50 mila in più, che vengono importati dalla Spagna e dal Portogallo per far fronte alle richieste del mercato.

Coltivare sughero non è semplice, richiede pazienza e attenzione: per avere una produzione abbondante e di buona qualità le piante devono aver raggiunto almeno i 10 anni di età. Se vengono scorticate prima per vendere il prodotto, deperiscono rapidamente. E questo purtroppo succede e danneggia irreparabilmente il futuro della produzione. Quando la pianta ha raggiunto il giusto grado di sviluppo, si effettua la demaschiatura, cioè l’asportazione del sughero maschio o sugherone di qualità scadente. A questo punto la pianta incomincia a produrre il sughero migliore (femmina o gentile), che s’ispessisce sempre più e viene asportato dopo nove anni almeno. Dopo altrettanti anni di attesa si ripete l’operazione e così via per tutta la durata del bosco, che può essere anche di cento anni. Lo scortecciamento si esegue d’estate e interessa di volta in volta una superficie sempre più ampia di tronco fino ad arrivare ai rami. L’impianto di una nuova sughereta deve rispettare una certa distanza tra le piantine perchè le sugherete hanno bisogno di molta luce e di spazio; è necessario inoltre estirpare le erbe infestanti e il sottobosco, lasciando strisce di terreno prive di vegetazione per limitare il pericolo di incendi, tanto frequenti d’estate in Sardegna. Le querce da sughero, però, sono piante resistenti, per così dire, agli incendi: infatti la corteccia è isolante e protegge la parte vitale dell’albero, che rinasce dopo l’incendio, anche se questo ritarda e riduce il raccolto successivo.
La raccolta del sughero occupa operai fissi e altri stagionali. A Tempio Pausania c’è dal 1952 una stazione sperimentale che studia gli aspetti biologici (l’albero e le sue malattie) e gli aspetti tecnologici della coltivazione del sughero (impiego del prodotto e dei suoi derivati).

Il sughero viene utilizzato per la fabbricazione di turaccioli, galleggianti, rivestimenti isolanti e linoleum. Dalla lavorazione di un quintale di sughero si ricavano 10 mila turaccioli, che sono tanto migliori quanto migliore è la qualità della materia prima.