QUESTA È UNA RACCOLTA DI NOTIZIE E FATTI STORICI, ADATTA PER RICERCHE SCOLASTICHE E PER ARRICCHIRE IL PROPRIO BAGAGLIO CULTURALE.

1925: LA BATTAGLIA DEL GRANO

Quando venne lanciata la “battaglia del grano”, annunciata il 14 giugno 1925, le importazioni di cereali oscillavano tra i 22 e i 25.000.000 di quintali e incidevano nella misura di 4 miliardi di lire, circa la metà del deficit della bilancia commerciale italiana. L’obiettivo dell’autosufficienza granaria venne visto come fattore di prestigio e dimostrazione dell’indipendenza della nazione di fronte all’ipotesi di una crisi nei rapporti tra l’Italia e il resto del mondo, dovuta sia a motivi economici, sia a possibili cause belliche. Si avviò attorno a questo tema una vasta propaganda condotta dal governo, autorità locali, giornali, scuole, sindacati, tecnici agrari e persino parroci delle campagne. Vennero istituiti concorsi nazionali e provinciali con l’assegnazione ai migliori agricoltori di premi consegnati personalmente dalle massime autorità.
Mussolini fu spesso presente a tali manifestazioni. Il 1931 fu poi l’anno dell’annuncio della “vittoria sul grano”: con una produzione di 81.000.000 di quintali, l’Italia per la prima volta coprì quasi per intero il suo fabbisogno di cereali. Obiettivo della battaglia era stato aumentare la produzione, mantenendo identica la superficie coltivata. Tale risultato fu, in parte, conseguito al Nord attraverso la massiccia introduzione di concimi chimici e macchine agricole. Al contrario, nel Mezzogiorno l’aumento dei rendimenti avvenne attraverso l’estensione delle zone coltivate a grano, seminato anche su terreni poco adatti a riceverlo, a scapito di altre coltivazioni più redditizie. Inoltre la diminuzione dei prezzi dei prodotti agricoli sui mercati internazionali a partire dal 1926 costrinse il governo a intervenire con successivi aumenti della tariffa doganale protezionistica. In tal modo, la “battaglia del grano” finì per introdurre nel settore agricolo gravi elementi di crisi, che comunque intaccarono solo in parte il valore propagandistico dell’iniziativa.