QUESTA È UNA RACCOLTA DI NOTIZIE E FATTI STORICI, ADATTA PER RICERCHE SCOLASTICHE E PER ARRICCHIRE IL PROPRIO BAGAGLIO CULTURALE.

LE ENCICLICHE DI PAOLO VI

Agli osservatori laici le encicliche di Paolo VI parvero contenere messaggi contrastanti. La Populorum progressio, resa pubblica il 28 marzo 1967, si inseriva nella linea giovannea. Incentrata sul tema della cooperazione tra i popoli e sul problema dei paesi in via di sviluppo, essa denunciava i “misfatti” e le “conseguenze negative” del passato colonialista e del neocolonialismo. Segnalava l’aggravamento degli squilibri tra popoli ricchi e popoli poveri, riconosceva il diritto di tutti i popoli alla libertà, alla liberazione dalla miseria, dalla fame, dalle malattie e dall’ignoranza. Proponeva a tal fine la costituzione di un fondo mondiale, da alimentare con i finanziamenti finora destinati a spese militari e con gli aiuti dei paesi industrializzati. La Populorum progressio ribadiva la condanna della violenza e delle rivoluzioni, rigettava la “collettivizzazione integrale” e la “pianificazione arbitraria” e optava per un programma di riforme, osservando che anche il liberoscambismo non era in grado di risolvere i problemi dei paesi poveri. La Sacerdotalis coelibatus, del 24 giugno 1967, e la Humanae vitae, del 25 luglio 1968, rivelavano d’altra parte l’esigenza di non recidere, nell’epoca dei rivolgimenti postconciliari, i legami con gli orientamenti tradizionali presenti nella Chiesa. La Sacerdotalis coelibatus riaffermava l’obbligo al celibato per i sacerdoti; ribadiva il valore del matrimonio, ma ammoniva che “l’uomo (…) non è soltanto carne, e l’istinto sessuale non è tutto in lui”. L’Humanae vitae, che ebbe una fredda accoglienza, sottolineava la “connessione inscindibile (…) tra i due significati dell’atto coniugale: il significato unitivo e il significato procreativo”; respingeva l’uso di qualsiasi mezzo contraccettivo e confermava la condanna dell’aborto.