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GRAZIA DELEDDA

Grazia Deledda nasce a Nuoro nel 1871. Frequenta fino alla quarta la scuola elementare poi, non essendoci altre scuole femminili, prosegue gli studi con lezioni private e come autodidatta. A diciassette anni pubblica il suo primo racconto su una rivista di moda, seguito, l’anno dopo, da una raccolta di novelle, Nell’azzurro (1890). Nel 1900 si trasferisce a Roma.

La produzione di Grazia Deledda è vastissima: spazia dai romanzi ai racconti, dalle raccolte di poesie agli articoli per riviste e giornali. Scrive con metodo pubblicando uno o due libri l’anno.

Dopo le prime opere, che risentono molto dell’influenza dei grandi maestri del romanzo europeo (Balzac, Dumas, Hugo, Dostoevskij ma anche Manzoni, Verga, De Amicis), la Deledda trova con il romanzo Elias Portulu  (1903) e coi successivi sia il riconoscimento di un gran numero di lettori, sia l’attenzione e l’interesse dei critici letterari. Tra i titoli di questo periodo fortunato: Cenere (1904), L’edera (1906), Canne al vento (1913), Marianna Sirca (1915).

Nelle vicende di questi romanzi prevalgono le figure femminili, fedeli, passionali, devote fino al sacrificio, impegnate nel tentativo di cambiare il corso del destino e di sfuggire alla corruzione del mondo moderno. Insieme a queste caratteristiche, un’altra qualità della Deledda è la capacità di collegare il carattere dei personaggi agli elementi della natura e del paesaggio, che è quello aspro della nativa Sardegna.

Nel 1926 riceve il premio Nobel per la letteratura. Muore a Roma nel 1936.