QUESTA È UNA RACCOLTA DI NOTIZIE E FATTI STORICI, ADATTA PER RICERCHE SCOLASTICHE E PER ARRICCHIRE IL PROPRIO BAGAGLIO CULTURALE.

MASSIMO D’AZEGLIO E L’ETTORE FIERAMOSCA

Nato a Torino nel 1798, il marchese Massimo Taparelli d’Azeglio, dopo una giovinezza trascorsa a Roma, lontano dalla vita politica e dalle cospirazioni liberali, si era stabilito negli anni Trenta a Milano, dove era entrato in rapporto con gli ambienti romantici e in particolare con Alessandro Manzoni. Ottenuto l’incoraggiamento e la “inattesa approvazione” di Manzoni e di Tommaso Grossi, d’Azeglio nel 1833 pubblicò la sua rievocazione della celebre disfida di Barletta del 1503, per, come ebbe a dire egli stesso, “iniziare un lento lavoro di rigenerazione del carattere nazionale” e “mettere un po’ di fuoco nel corpo degli italiani”. Secondo i modelli della letteratura romantica, la storia degli eventi militari si intrecciava con la tragica storia d’amore di Ettore Fieramosca e di Ginevra, ma il romanzo era soprattutto teso a evidenziare il valore degli italiani e in particolare di Brancaleone e Fanfulla da Lodi. Ettore Fieramosca ebbe un grande e immediato successo soprattutto per l’esplicito richiamo ai valori d’un tempo e per l’implicito invito a mettere da parte “inimicizie sacrileghe e insensate” per liberare l’Italia dallo straniero. Massimo d’Azeglio divenne uno dei punti di riferimento più importanti della cultura e della vita politica italiana. Direttamente impegnatosi nella vita politica, pubblicò nel 1841 il nuovo romanzo storico Niccolò de’ Lapi, nel 1846 Degli ultimi casi di Romagna, sull’insurrezione di Rimini del 1845, nel 1847 Proposta di un programma per l’opinione nazionale italiana e, nel 1848, I lutti di Lombardia. Fu presidente del consiglio piemontese dopo la sconfitta nella prima guerra d’indipendenza e successivamente commissario piemontese nelle Romagne e governatore a Milano.

Morì a Torino nel 1866 mentre era intento a scrivere I miei ricordi, una autobiografia che si arresta ai primi anni della sua attività politica.